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ToggleLo sapevate che anche l’organismo umano produce cannabinoidi? Non solo le piante ma anche l’uomo e altri mammiferi producono i cannabinoidi. Nel caso dell’uomo si tratta di molecole, sensibili al THC, che costituiscono il cosiddetto sistema endocannabinoide. La scoperta, avvenuta di recente (tra gli ’80 e i ’90), mette in evidenza una caratteristica dell’organismo mammifero, in realtà, vecchia di 600 milioni anni.
Studi di ricercatori di tutto il mondo mettono in evidenza un dato di fatto: il sistema endocannabinoide esiste tra mammiferi, rettili e invertebrati, da parecchio tempo e il fatidico dilemma del “è nato pirma l’uovo o la gallina” in questo caso specifico non si pone.
Gli scienziati sono concordi nell’affermare che molecole di questa specie vivono nei nostri organismi ben prima dell’avvento della pianta di Cannabis Sativa sulla terra. Per molti studiosi questo fatto potrebbe essere un indizio prezioso dell’importanza del sistema per la vita evolutiva (non solo dell’uomo), ma la sua scoperta, come dicevamo, è ancora recente e ciò ne limita tesi e teorie più approfondite.
La scoperta: A fine anni ’80 un gruppo di ricerca del National Institute of Mental Health (NIMH), coordinato dalla scienziata Lisa A. Matsuda, stava studiando come il principio psicoattivo del THC interagisce con l’organismo umano. Il risultato fu la scoperta dei recettori CB1. Ci vollero altri due anni di ricerca e vari “case studies”, per individuare il SEC, sigla del sistema endocannabinoide e dell’identificazione (nel 1993) dei recettori CB2.
Il sistema endocannabinoide è un sistema complesso, biologico, fatto di cellule in comunicazione tra loro, sparse in varie zone del corpo. I recettori cannabinoidi si trovano nell’area centrale del sistema nervoso e in quella periferica, nei polmoni, nel sistema cardiovascolare, nel fegato e nel pancreas, nel colon, negli organi del sistema riproduttivo, nelle ossa e nel tessuto muscolare, nell’apparato del sistema immunitario.
Già da una breve quanto sommaria sintesi della sua complessa presenza nel corpo umano si può intuire capillarità, importanza e pervasività. Il funzionamento principale è quello di contribuire al regolamento di molte funzioni vitali, di omeostasi interna, di equilibrio organico, quando il nostro benessere psicofisico viene messo a rischio da agenti esterni.
In sostanza i recettori cannabinoidi interagiscono con vari composti chimici e svolgono la funzione di “sintonizzare” (sulle “giuste” frequenze) le reazioni del nostro corpo, informando le cellule, o traducendo alle cellule, come regolarsi con gli agenti chimici esterni che interferiscono con le funzioni vitali di tutti i giorni: dormire, mangiare, digerire e lo star bene sia a livello organico che umorale.
Non è un caso che il sistema endocannabinoide prende il suo nome dalla pianta di cannabis poiché alcuni fitocannabinoidi in essa presenti, tra cui il THC, mimano gli effetti degli endocannabinoidi legandosi ai medesimi recettori. La maggior parte dei neurotrasmettitori sono stati scoperti molto prima dei recettori corrispondenti ai quali si legano (CB1 e CB2) per svolgere la loro azione sul Sistema Nervoso Centrale (SNC).
La scoperta dei recettori, come scrivono medici e scienziati del Centro di Ricerca Biomedica Applicata di Bologna (C.R.B.A.), venne immediatamente seguita dall’identificazione dei ligandi endogeni di tali recettori: gli endocannabinoidi, e solo allora si poté definire l’esistenza del sistema endocannabinoide. Oggi sappiamo che tale sistema si compone non solo di propri recettori e di ligandi endogeni ma anche di un complesso apparato per la loro sintesi e degradazione.
I recettori dei cannabinoidi, come prima accennato, fino ad oggi sono stati identificati e caratterizzati a livello molecolare due recettori
denominati CB1 e CB2.
Come recettore è presente in vari organi e sistemi del corpo umano, maggiormente nel sistema nervoso. Il CB1 agisce sulle diverse azioni indotte dai cannabinoidi. In particolare CB1 e cannabinoidi contrastano l’invecchiamento cellulare, migliorano e leniscono gli stati infiammatori, inducono effetti analgesici contro il dolore, contrastano stati di tensione muscolare.
Come, per esempio, l’effetto del THC dei cannabinoidi, ovvero quell’effetto psicotropo che induce alterazione dello stato percettivo a livello del sistema nervoso centrale. La definizione del CB1 come recettore cerebrale, tuttavia, è stata confutata da studi recentissimi in cui si dimostra che diversi organi periferici sono, attraverso l’attivazione del CB1, importanti siti d’azione degli Endocannabinoidi.
Anche il recettore CB2, come il CB1, è presente in varie parti del nostro corpo ma si concentra soprattutto nel sistema immunitario, agendo contro la percezione del dolore e lenendo infiammazioni più o meno acute. Da è possibile dedurre quanto, a livello medico, può essere utile ampliare ricerca e conoscenza del recettore CB2.
In sostanza sia il recettore CB1 che il CB2 interagiscono con le cellule, inviando dei messaggi dal momento che questi si legano a un cannabinoide. E, il loro compito, è quello riportare l’equilibrio, laddove eccessivi stati di eccitazione, ansia o stress post-traumatico, rischiano di rompere lo stato di quiete organica.
All’interno delle funzione dei due recettori anche il CBD svolge un ruolo importante seppure sembri, all’apparenza, un semplice comprimario. Il CBD non si lega direttamente ai recettori CB1 e CB2 ma lavora a supporto favorendo l’interazione con altri composti e anche la qualità dell’interazione stessa. In un certo senso potremmo dire che il CBD crea “rete” a favore del CB1 e CB2, svolgendo una funzione non dissimile a quella di un direttore d’orchestra che fa interagire in armonia musicisti e strumenti differenti fra loro.
Una delle prerogative dell’erba legale è quindi l’alta percentuale di CBD, totalmente privo di effetti psicotropi e ricco, invece, di proprietà analgesiche, ansiolitiche e rilassanti. Oltretutto, esso ha la capacità di inibire l’azione psicoattiva del THC.
Secondo quanto riportato sul British Journal of Clinical Pharmacology nel 2013, sono moltissime. Ve ne citiamo solo alcune: Anti-infiammatorie, Analgesiche, Antidepressive, Antipsicotiche, Neuro protettive (protegge da malattie neurodegenerative), Anti-epilettiche, Anti-emetiche (riduce la nausea), Digestive, Anti-batteriche, Anti-diabetiche (riduce i sintomi del diabete), Vaso-rilassanti.
Un recente studio dell’Università del Queensland, capitanato dal Dottor Mark Blaskovich, si è focalizzato sul potenziale antibiotico del CBD contro batteri gram negativi della gonnorrea, meningite, leginellosi, dimostrando abile nell’abbattere le strutture molecole di questi batteri. Lo stesso, hanno messo in evidenza, si può dire nei confronti di alcuni batteri gram positivi come gli MRSA. Anche, bisogna evidenziare, che gli esatti meccanismo con cui il CBD effettua le sue azioni antimicrobiche non sono ancora del tutto chiare.
Effetti avversi del CBD: tra i più comuni sonnolenza e disturbi principalmente di natura gastrointestinale. Ulteriori studi dovranno riguardare il suo impatto sul rischio “suicidio”, che sembra far aumentare negli individui affetti già da sindrome depressiva.
Vi ricordiamo doverosamente che i nostri articoli, tratti da fonti mediche, sono creati a scopo illustrativo. Prima di somministrare prodotti a base di THC o CBD, vi consigliamo sempre di informarvi e di rivolgervi a un professionista.
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